Agrigento, città designata come capitale italiana della cultura 2025, sembra non essere partita col piede giusto. L’ultimo colpo di coda sono state le dimissioni del presidente della fondazione “Agrigento 2025”, Giacomo Minio, che dal 2023 si sarebbe dovuta occupare della realizzazione di attività culturali in vista di quest’anno. Niente a che vedere, dunque, con i problemi strutturali che hanno afflitto la città negli ultimi giorni. Ma facciamo un passo indietro.
Cos’è la capitale della cultura
La capitale italiana della cultura, mutuata da quella europea con il governo Renzi, si sviluppa intorno al concetto di valorizzazione del territorio, strizzando l’occhio al settore turistico e a quello infrastrutturale. I criteri da rispettare per candidarsi sono dieci e comprendono, appunto, anche la “realizzazione di opere e infrastrutture di pubblica utilità destinate a permanere sul territorio a servizio della collettività”, sostenute dal contributo di 1 milione di euro che viene versato alla città vincitrice. Un impegno gravoso, dunque, ma con un ritorno economico ipoteticamente non indifferente.
La scelta di Agrigento e i primi problemi
Agrigento era stata designata capitale della cultura già nel 2023, anno in cui si presupponeva ci fosse abbastanza tempo per prepararsi al 2025. In realtà, i problemi sono cominciati molto presto: i cartelli stradali installati per valorizzare e dare visibilità al patrimonio culturale della città, commissionati dall’ANAS, sono stati al centro delle prime polemiche. I diversi errori grammaticali e refusi presenti hanno causato un grave danno di immagine e i cartelli sono stati rifatti e sostituiti in gran fretta proprio a inizio gennaio 2025.
Pochi giorni dopo, il teatro Pirandello è stato bersaglio di nuove polemiche, a causa di numerose infiltrazioni durante un concerto jazz. I lavori di impermeabilizzazione al tetto sono terminati il 15 gennaio, a soli tre giorni dalla cerimonia di inaugurazione della capitale della cultura, che si è tenuta proprio al teatro Pirandello e a cui ha presenziato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nello stesso periodo, un serio problema di infiltrazioni ha portato alla chiusura temporanea dell’importante museo della memoria di Santa Margherita di Belice, nella Sicilia occidentale.
L’inaugurazione e i nuovi problemi
In vista dell’arrivo di Mattarella, anche le strade sono state sottoposte a un frettoloso ripristino. Solamente il giorno precedente alla cerimonia di inaugurazione, il governatore della Sicilia Renato Schifani ha concesso 510mila euro al comune di Agrigento per le riparazioni, che sono state completate la sera stessa. A causa delle numerose buche presenti, si è provveduto a una sbrigativa asfaltatura completa, che ha coperto anche i tombini della città e ha costretto gli operai a cercarli con il metal detector nei giorni successivi.
Le continue discussioni e le critiche reciproche tra il comune di Agrigento e Regione Siciliana avrebbero dunque portato anche alla rimozione “politica” del presidente di “Agrigento 2025”. La strada, comunque, è ancora lunga (e in salita): la città, nonostante i due anni di anticipo, sembra totalmente impreparata ai prossimi undici mesi, con un elenco ancora molto esteso di interventi urgenti da realizzare. Speriamo che l’iniziativa della capitale della cultura, che dovrebbe servire a esibire i pregi e la ricchezza culturale della località scelta, non produca in ultima l’effetto opposto.